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che ancora le rimenevano (o che credeva le rimanessero), ma le parve doveroso vendere la piccola proprietà, poichè i signori Firmiani anticipavano le spese di mantenimento ai tre orfanelli finchè fossero in condizione di guadagnare essi stessi.
Già Chiarina si rendeva utile presso i suoi benefattori, ma Giovannino aveva bisogno di tutto e Giuseppe da Milano, ove cambiava mestiere ogni settimana, chiedeva denaro sempre.
Va dunque Chiarina col suo passo rapido e leggero attraverso il prato fino al dolce nido dove è nata. Le quattro finestre sono chiuse e sulla porta, anche serrata, dondola il cartello. Chiarina respira. Ogni giorno ella teme di non vederlo più quel cartello e ritrovandolo si sente alleggerita da un gran peso. La casetta non è venduta, è ancora sua, è là! È là, bianca e piccina in mezzo ai due pioppi, col suo tetto così vermiglio, colla loggetta aerea, dove la glicine già dispiega un velo di ametiste e dove le gemme dei garofani si tendono al tepore della stagione. Quante rondini per l’aria! Sono appena arrivate e girano, girano, girano a ritrovare i nidi.... beate, i nidi antichi.