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con due finestre a terreno e due in alto, colla loggetta aerea, sulla quale Chiarina non discerne ancora quali piante verdeggino, perchè i suoi sguardi si sono posati prima sui pioppi e dinanzi a quelli si è arrestata estatica.
Oh! i pioppi, i pioppi, i suoi cari pioppi, essi non cambiarono! Colle loro radici salde al suolo, coi loro rami ogni anno rinnovati e sempre eretti, colle loro foglie d’argento palpitanti a guisa d’ali! Sono essi che la salutano stormendo così dolcemente sotto le alte cime che il sole indora facendoli somigliare a ceri accesi. Chiarina! Chiarina! È il suo nome che portano in alto e questa volta ella piange, inginocchiandosi, come dinanzi ad un altare.
Giovanni paventa che l’impressione sia stata troppo forte e si china verso la sorella sorreggendola.
— Lasciami, lasciami, Giovanni, queste lagrime sono molto dolci. Mi fanno bene.
Quando Chiarina si rialza, guarda la casa, dove porta e finestre sono ermeticamente chiuse.
— Chi ci sta ora? — domanda.
— Nessuno, è vuota. Vuoi vederla?
Senza attendere la risposta Giovanni si avanza deliberatamente, aprendo dovunque, si