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nenti ad ogni modo al tipo bonario e un po’ chiacchierone del milanese autentico che va in campagna così volontieri, quando può, tra un affare e l’altro.
Essi guardavano i passeggieri, riconoscendone molti, salutando qualcuno. Il signore col Panama in testa lo aveva appunto levato all’entrare di un giovinotto dalle forme snelle e vigorose insieme, dalla fisionomia aperta, dall’occhio intelligente, dai piccoli baffi bruni. Lo seguiva a passetti corti una donnina che sembrava troppo giovane per essere sua madre, troppo vecchia per essere sua sorella ma che pure riprendeva con colori attenuati e linee smussate la fisonomia generale del giovane a cui somigliava un po’ come l’ombra assomiglia al corpo.
— Chi sono? — chiese il signore che teneva un soprabito sul braccio.
— Lui è l’antico proprietario di quel negozio della Pace che c’era a porta Ticinese.
— Antico proprietario? Ma se avrà trentasei o trentotto anni, a dir molto?
— A dir molto, certo. Ha cominciato giovanissimo ed ora è uno dei soci principali della grande Cooperativa in piazza del Duomo.