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di simpatia e di confidenza. L’ora triste che si era abbattuta sulla sua famiglia aveva portato per conseguenza non del tutto sfavorevole una specie di selezione fra coloro che si chiamavano suoi amici. Molti di essi si erano involati al primo rintocco funebre della miseria; altri restavano impacciati e freddi; altri ancora avrebbero voluto far qualche cosa, ma non sapevano. Con tutti Mariuccia si trovava imbarazzata ed umiliata. Da Chiarina invece la lunga consuetudine, le memorie comuni, la devozione a prova, l’attaccamento intimo e profondo le creavano il solo ambiente dove si sentisse veramente bene.
Il mutamento del negozio portava poi con sè un mutamento dell’abitazione. Verso Pasqua, nella stagione in cui i cartelli dell’appigionasi fioriscono le case di Milano, Mariuccia accompagnò Chiarina alla ricerca del nuovo alloggio. Era nel centro bello e gentile che rivolgevano i loro passi, da porta Venezia a porta Nuova, lungo i Navigli silenziosi dove si aprono i giardini delle vecchie case, folti di ombre e di quella patina verdastra che rammenta i canali di Venezia. Chiarina entrava rapidamente, per istinto, nella comprensione