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le brighe fastidiose degli affari e quasi ogni sera recavasi in via Gesù. Era per Enzo come un fratello maggiore; lo consigliava, gli schiariva le idee sopra una quantità di problemi che il giovane sognatore non aveva mai avuto il coraggio di affrontare. Per Mariuccia era l’amico fedele, l’amico sicuro che aspettava senza trepidazione forse, ma che rivedeva con gioia, coll’abbandono beato che il bambino trova sul braccio robusto di chi lo regge. Ella diceva infinite volte: «Pensa, Enzo, pensa se noi non avessimo Giovanni!...» E quando entrava gli correva incontro coll’occhio luminoso, colle mani tese, come se da lui dovesse venirgli la salvezza.
Giovanni si manteneva grave e serio. Attraversava un momento decisivo per il suo avvenire: il negozio della Pace doveva morire ed in sua vece una grande Società commerciale, di cui Giovanni era l’anima, stava per sorgere nel centro di Milano. Trattavasi di una iniziativa audace, di un tentativo senza precedenti e Giovanni ne sentiva tutta la responsabilità.
Anche per Chiarina le giornate erano brevi al compito. Ella non andava molto dai Firmiani, ma Mariuccia veniva da lei con un crescendo