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ssù.

Il manuale era vecchiotto e vecchiotta, la canzone. Chiarina l’aveva udita cantare al suo paese fin dalla fanciullezza e il riudirla a tanta distanza di tempo e di luogo le stringeva il cuore di una indicibile malinconia. Chi la cantava al suo paese era un bracciante che doveva poi morire a Dogali e il ricordo doloroso, come avvenir suole, ne traeva altri a frotte. Chiarina vedeva il giovane contadino sorgente dalle alte erbe colla sua falce che mandava lampi al sole e rammentava un giorno in cui era entrato nella sua casetta a farsi dare un po’ d’acqua, e la cara madre che gliela aveva spòrta col suo bel sorriso di donna felice...

Accorgendosi che la fantasia stava per prenderle la mano, Chiarina si scosse bruscamente; o forse fu aiutata da un colpo breve e tremulo dato al campanello. Mentre si voltava a cercare la servetta, un’ombra d’uomo passò sulla ringhiera davanti alla finestra. Ella si toccò la fronte, non ben sicura di essere desta; mosse due passi verso l’uscio, l’uscio si aperse:

— Signor Enzo!

Il giovane Firmiani appariva molto sconvolto. Non potè parlare subito: si tolse il