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Giuseppe che era stato trasportato al Reclusorio, e in tali circostanze dolorose egli potè ap-prezzare ancora una volta l’amicizia dei Firmiani, perchè Enzo stesso venne a cercare Giovanni mettendosi a sua disposizione per le pratiche necessarie.
Trascorsero settimane piene di tristezza, durante le quali le due famiglie ebbero spesso occasione di trovarsi insieme stringendo di nuovo i loro vincoli nel segreto doloroso che essi soli conoscevano.
Il signor Firmiani era stato il tutore dei tre orfani e la cattiva riuscita di Giuseppe lo feriva pure indirettamente; nè doveva essere questo il suo solo dolore, poichè già da tempo la fronte gli si incurvava come sotto un peso superiore alle forze e quando i giovani ciarlavano e ridevano dimentichi per un istante colla fortunata vivezza dell’età, egli non sapeva seguirli. Allora Chiarina gli si faceva da presso nella attitudine muta e pur tanto espressiva del cane fedele che divide senza conoscerlo l’affanno del padrone.
Questa vecchia similitudine non avrebbe per nulla offesa Chiarina che nella parola «padrone» non aveva mai scorto nulla di iracondo e di offensivo.