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sceso nel fosso ad aiutare il signor Bassano. E da allora — diceva Chiarina — che incominciò la nostra fortuna.
— Prima, prima — rispondeva Giovanni: — il germe di essa lo dobbiamo cercare nel quattrinello lucente che tu custodisti per tanto tempo. Senza la tua parsimonia e il tuo gusto per l’economia forse non sarei riuscito a fare quello che ho fatto.
Quando ragionavano così delle loro vicende, seduti l’uno di fronte all’altro, Chiarina non mancava mai di conchiudere sospirando: — E il nostro povero Giuseppe dove sarà?
Ella lo cercava sempre, il figliuol prodigo, nella folla dei mercati che in certi giorni della settimana ingombrava la piazza di Sant’Eustorgio; lo cercava lungo i bastioni dove gli operai andavano a frotte durante i vesperi estivi a prendere il fresco degli ippocastani; lo cercava nei tumulti carnevaleschi della fiera di porta Genova sfilante sotto le sue finestre; e sempre invano! Un vago timore, un presentimento ascoso la turbava in mezzo alle più innocenti soddisfazioni. Come era possibile chle egli li dimenticasse a quel punto? E se non li dimenticava, perchè non dar segno di vita mai, mai, in tanti anni?