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chinese che avrebbe messo di buon umore un beccamorti. Le sue tasche erano una miniera inesauribile di zuccherini per i fanciulli la sua memoria un casellario portentoso di ricette per le madri. Ella sapeva un po’ di tutto: di cucina, di medicina, del modo di preparare un buon ranno e di fabbricare le suole di corda per le pantofole, ciò che le valse principalmente la riconoscenza della moglie del dottore.
Fervente seguace dei dettami della scienza e d’ogni idea nuova in genere nessuno più di lei si appassionava per le scoperte fatte o promesse: il siero per il cancro, la lingua universale, la navigazione aerea, la pace fra tutti i popoli e le nuove religioni e i nuovi assetti sociali. A furia di entrare nelle convinzioni degli altri non le rimaneva tempo Per formarsi convinzioni proprie e questo agitarsi della sua mente nell’inseguire un ideale continuamente fuggitivo le dava una apparenza di instabilità e di contraddizione. Se alla mattina la si vedeva genuflessa ai piedi dell’altare in povere gramaglie e attitudine estatica di preghiera, non vi era per madama Cauda contraddizione alcuna, se poi leggendo gli avvisi dei teatri e trovando annunciata per quella sera l’Aulularia