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dove lo distribuiva; e si era data per un gran pezzo al mecenatismo degli artisti sconosciuti, facendo pubblicare a sue spese libri che nessuno leggeva e tappezzando il suo appartamento di quadri mostruosi.
Amica di preti e di monache, religiosa praticante alla sua maniera, non provava ripugnanza alcuna a mischiarsi colle femmine perdute che ella visitava apertamente e serenamente convinta di influire a poco a poco sulla loro conversione. Partiva dal principio che a questo mondo non vi sono colpe ma solo errori. Una volta essendosi introdotta in una casa dove non la si aspettava certo e dove le sue intenzioni non furono apprezzate, riuscì appena a salvarsi malconcia e coperta di vituperi: Povere donne! — pensò in quell’occasione madama Cauda — non comprendono nemmeno chi vorrebbe far loro del bene; e spedì in quella casa, raccomandato, un pacco di libri istruttivi e morali.
Fin dai primi giorni del suo arrivo madama Cauda si pose nel migliore accordo coi vicini. Fu lei la prima a salutarli, tutti, indistintamente, con replicati movimenti del capo, agitando quel suo nasino in forma di pagoda