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Era la signora del primo piano subentrata a donna Ersilia. Chiarina la vedeva per la prima volta: una tomboletta insaccata in un lungo soprabito verde con grossi bottoni dorati ai quali, evidentemente per la circostanza, era stato sovrapposto un cappuccetto di crespo nero allo scopo di palliarne il luccicore: e la faccia della signora, rotonda e gioviale, su cui la funebre cerimonia rifletteva il suo lutto, aveva pure una certa somiglianza coi bottoni della casacca. La prima impressione certo non poteva a meno di essere buffa; ma la schietta bontà che traspariva attraverso il ridicolo conquistò subito l’animo di Chiarina.

Chiusa la cassa, mentre il malinconico corteo si avviava giù per la scala, apparve Giovanni con un mazzolino di fiori che fece scivolare nelle mani di sua sorella.

— Tieni — disse — sono per la tua piccola amica.

Chiarina fu molto sensibile al delicato pensiero e la signora dal soprabito verde lo approvò pure con replicati cenni del capo. Tutte e due seguirono la bara prima in chiesa, poi al cimitero, lor due sole, sotto la neve che cadeva lentamente.