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— Ecco Walter! — dissero accomodando i loro toupets e sorridendo a colui che aveva parlato: un giovane alto, vestito di nero, con una figura gentile, la fronte larga solcata da qualche ruga e l’occhio ardente.
Egli però non si mosse; appoggiato allo stipite dell’uscio si accontentò di lanciar loro una boccata di fumo della sua sigaretta.
— Vi lagnate delle mercedi qui a Milano che è la città dove gli operai sono meglio retribuiti; che dovremmo dire noi? — questa domanda ingenua usciva dalla bocca di un manovale avventizio.
— Dite dite perbacco — esclamò il bruno dal collo taurino — chi si fa pecora peggio per lui.
— Ma voi altri state bene — ripetè l’ingenuo seguendo una sua idea fissa — dovreste tacere voi altri.
— Che minchione! Non sa che l’appetito viene mangiando.
— Però la giustizia...
Dalla tavola dove si trovava la lavoratrice di nastri partì una affermazione recisa:
— Finchè non avremo abolita la proprietà è inutile parlare di giustizia.
— Bravissimo!