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sulla soglia, colle mani in tasca. Egli fece loro attraversare il piccolo spazio destinato alla rivendita e li introdusse nel camerone retrospettivo dove alcuni operai già stavano bevendo vino e discutendo ad alta voce. Più in là ancora in uno stambugio senza finestre Chiarina trovò l’ottomana, il tavolino e le quattro sedie.

— Noce, vero noce — disse il venditore battendo colle nocche. sul tavolino — è legno stagionato che non teme scherzi.

Fratello e sorella si avvicinarono per osservare. Il compare, tenendo sollevato un lume a mano, lo andava spostando dall’uno all’altro mobile per metterne in rilievo i pregi. — E la stoffa — egli disse a un tratto rivolgendosi particolarmente a Chiarina — prego di osservare la stoffa.

Chiarina si chinò verso l’ottomana passando leggermente due dita sulla stoffa pavonazza a disegni gialli.

— Non è lana? — chiese timidamente.

— Nossignora. La lana nella mobilia è stata abbandonata: era troppo comoda per le tarme. Questa è stoffa solida, di buon colore; stia sicura.