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disperata, colle vesti in disordine, la faccia contusa, una ferita alla tempia dalla quale colava il sangue a goccie a goccie sulla camicetta color di rosa. Ella aveva picchiato all’uscio di Chiarina supplicandola di aprire mentre un uomo la inseguiva su per le scale e per questo non voleva entrare nelle sue stanze.
— Solamente qualche minuto, tanto che se ne vada! — gemeva la ragazza.
Chiarina sbigottita per l’apparizione e per quel sangue fece sedere la sua antica compagna. tentando di calmarla e di recarle quel sollievo che stava in lei; timorosa d’altra parte del ritorno di Giovanni non riusciva a nascondere del tutto la sua inquietudine e andava ripetendo:
— Ma che cosa hai fatto? Di dove vieni?
Parole che ella pronunciava senza convinzione, intuendo che Virginia non le avrebbe mai detto nè di dove veniva nè perchè si era ridotta in quello stato. Virginia infatti taceva, comprimendo sulla ferita la pezzuola intrisa d’acqua applicatale da Chiarina e fissando la parete con occhio torvo.
— O Virginia — esclamò a un tratto Chiarina col cuore gonfio di compassione — perchè fai questa vita?