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della sua pratica cogli infermi medicò subito la piaga che già aveva tocco il corpicciuolo della bimba e sui suggerimenti del medico si pose a preparare ella stessa i cibi opportuni per le due derelitte.

La madre lasciava fare, un po’ sospettosa in principio, ma vinta dalla dolcezza di Chiarina che prestavasi volontieri a passare per una fanatica. Stando poi fuori tutto il giorno, non sapeva nemmeno tutto ciò che Chiarina facesse per le due bimbe, e vedendo la Gigia che non accennava a migliorare borbottava nel suo bestiale cinismo: — Quante smanie inutili!

Il marito, che non era marito — e forse nemmeno padre — si disinteressava completamente delle bimbe. Tra lui e la sua compagna lavoravano e guadagnavano molto, ma dediti entrambi al bere si abbrutivano soffocando ogni sentimento.

Per accudire alle bimbe Chiarina non si concedeva più nemmeno un istante di riposo, quel riposo pur tanto caro alla sua anima sognante. Si dimenticava di sè, divisa come era tra il negozio e la casa. Nelle lunghe giornate ella trovò anche modo di portar fuori la piccolina