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non fecero che accrescere la pietosa curiosità di Chiarina. Incontrando altre casigliane sulla scala si provò a parlare anche con quelle della piccola ammalata, ma riscontrò dovunque una grande apatia e il desiderio evidente di lavarsene le mani. Solo una donna del quarto piano, una lavorante in maglie che aveva quattro figli robusti e indiavolati rispose ruvidamente che anche i suoi diventerebbero consunti a trattarli come erano trattate la Gigia e sua sorella.
La verità si faceva strada lentamente ma cadeva in terreno fecondo. Chiarina non ebbe più pace. Il sospetto che accanto a lei si stesse compiendo un delitto dava ardore alla sua coscienza vigile. Sostenuta dal pensiero di far del bene non si sentiva più nemmeno timida. Tutte le mattine oramai e tutte le sere si indugiava accanto alla finestra e potè così persuadersi che la madre uscendo abbandonava le due creature, la più piccina delle quali stava a macerare nel lettuccio fino a mezzogiorno passato, ora in cui rientrava per dar loro una cattiva minestra. Quando poi rincasava alla sera rarissimo si tratteneva, ma col suo uomo recavisi all'osteria lasciando di nuovo le bimbe sole.