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La prima risposta fu una alzata di spalle. Poi, svogliatamente, seguì una narrazione fatalistica nella quale non si avrebbe potuto dire se primeggiasse l’ignoranza o l’indifferenza.

Chiarina, che pur cauta non era e solo poteva opporre qualche nozione appresa qua e là, ma a cui batteva il cuore pieno di misericordia osò proporre:

— Ha consultato il medico?

— Il medico dice che è spedita.

A tale barbara affermazione Chiarina si sentì mancare. Erano quelle le parole di una madre?

Intanto, poichè la compassione le cresceva e con essa il bisogno di sapere, interrogò in proposito la portinaia. Da quanto tempo era ammalata? Che cosa aveva? Non era possibile far nulla? La portinaia rispose che la Gigia da piccola era un amore, la più bella bambina del vicinato; che poi incominciò a dar giù e che ora era tisica dichiarata. Del resto — soggiunse — guardi l’altra. Sono sei mesi che la balia l’ha portata a casa: camminava ed ora non cammina più. Sono di razza grama.

Queste spiegazioni lungi dal soddisfarla