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Chiarina portò seco così viva l’immagine di quelle due creature abbandonate che tornando a casa verso sera le ebbe subito in mente e passando davanti alla finestra vi girò lo sguardo cercando la bimba. La bimba vi era ancora coi suoi pezzetti di nastri e la sorellina le stava accanto.

— Aspettiamo la mamma — disse Gigia.

— Tu non esci mai? — domandò Chiarina.

— La mamma dice che mi stanco.

Ella aveva veramente l’inconsistenza di una larva; prendendola amorosamente per le braccia Chiarina provò l’impressione di toccare uno scheletro sul punto di sfasciarsi. Anche la sua intelligenza sembrava arrestata nello sviluppo. Nessun desiderio, nessun rimpianto balenavano attraverso la nebbia grigia del povero cervello abituato a non vedere altro mondo che il davanzale di una finestra.

— La mamma vi vuol bene? — disse Chiarina improvvisamente, quasi suo malgrado.

Ma la bimba non rispose. Ignorava che cosa significa voler bene.

Allora Chiarina fece colle mani un gesto così disperato che i pezzettini di nastro si sollevarono a volo come uno stormo di farfalle variopinte: