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per cui uscendo o rientrando si guardava in giro come un malfattore; attitudine che faceva ridere Giovanni.
— Vedi un po’ che bel mondo alla rovescia! — diceva il giovinotto: — tu che non hai nulla a rimproverarti fai tante cerimonie e lei discende le scale cantando in aria di sfida.
Tant’è. Chiarina innanzi di abbandonare il terzo piano prese l’abitudine di starsene in ascolto per qualche minuto, finche fosse persuasa che la scala era libera. Così ella venne ad osservare per la prima volta due grandi occhioni dolorosi affacciati alla finestruola della ringhiera che confinava colle sue camere. Solo gli occhi vide la prima volta; ma il giorno appresso le apparve una misera creaturina seduta su uno sgabello nel vano della finestra: e i giorni seguenti trovandola sempre immobile a quel posto e sempre sola incominciò a sorriderle, poi a domandarle come si chiamava; infine perchè fosse così sola.
La Gigia con un filo di voce narrò che la mamma andava a lavorare, che lei era ammalata, non però sola. Additò in così dire un lettuccio posto dietro alle sue spalle, dove due altri occhioni si spalancavano nella penombra.