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— Lavoravamo nella stessa fabbrica.
— Ha cambiato tanti padroni Giuseppe!
— Anch’io.
Questo dialogo breve, serrato, avveniva quasi sull’uscio dove stava la Virginia.
— Entra — disse costei improvvisamente circondando con un braccio la vita di Chiarina.
— No, no — affrettossi a dichiarare Chiarina svincolandosi. — Non ho tempo.
— Un momento solo.
— Non ho tempo.
— Ah! capisco. Sei anche tu come Giovanni, non vi degnate più delle vecchie amicizie.
Chiarina nella sua bontà ingenua volle protestare.
— No, credi...
— Sì, sì, sono state le ciarle di quella pettegola del primo piano. Cosa pensi che io faccia diverso da ciò che fan tutti? Ma padronissima di metterti in sussiego. Va al diavolo tu e tuo fratello!
Entrò in casa sua sbattendo l’uscio con violenza e lasciando Chiarina mortificata e confusa.
Chiarina ora temeva più che altro al mondo di tornare ad incontrarla, divisa fra il disgusto di doverla salutare e il rimorso di infliggerle una umiliazione,