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nome del padre, con una sostenuta tenerezza materna entro la quale anche il dolore si acquietava come dinanzi ad un obbligo più grave.
Che farebbero?... Questo era il gran punto delle sue meditazioni. Giovanni era così giovane e così fragile ancora! Giuseppe così prepotente! A se stessa pensava meno. Aveva l’inconsapevole tranquillità dei forti e di chi, nella vita è pronto a tutto. Ma i suoi fratelli che farebbero?
L’ora si faceva di minuto in minuto ineffabilmente triste. Dietro la casa il sole, già tramontato, dardeggiava ancora un riflesso che pareva di felicità lontana, di fuggente ardore vitale; mentre sulla vasta distesa della pianura, dai molli campi erbosi, dai ruscelli attardati sotto i salici sorgevano i veli serotini della nebbia a confondere linee e colori, imprimendo a tutto il paesaggio un significato grandioso e melanconico cui si associava per intimi rapporti l’anima della fanciulla.
Nessun parente nel villaggio, nessuno! E che per ciò? Hanno parenti i rondinini che la madre morendo lascia soli nel nido? «Noi vegliamo su di te» sembravano mormorare i