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di vederlo, ma in cui si era imbevuta di tante cose sue, della sua casa, dell’aria in cui viveva e degli oggetti sui quali si posavano i suoi occhi. Portando il caro nome con sè nei viali verdi imbalsamati dal profumo dei tigli, cullandolo nel suo cuore e mescendolo alla vaghezza dei fiori e allo splendore del cielo, andava ripetendo:
— Perchè non è fortunato?