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che tremava ad ogni mossa.

Ridevano, accennando ad una commedia nuova con allusioni a persone e a cose che Chiarina ignorava. Finalmente si alzarono nel frusciare delle gonne di seta e fu in quel momento che il nome di Enzo venne pronunciato dalla signora anziana.

— Grazie, — rispose Mariuccia ad una domanda di quella — non è riuscito. E per un punto! Quando si è disgraziati...

Il dialogo continuò all’altra estremità del salotto, dove Mariuccia stava accompagnando le sue visitatrici. Quando tornò indietro il suo volto era ancora sorridente nel docile adattamento che l’abitudine della società impone, ma a Chiarina fu impossibile dissimulare lo sgomento che l’aveva assalita.

— Come sta il signor Enzo? — la domanda le uscì di bocca quasi senza avvedersene.

— Grazie, sta bene.

Evidentemente Mariuccia pensava che a Chiarina non occorresse di sapere altro, per cui, sedendole gentilmente accanto, si pose a farle una quantità di domande sul paese e sulla Villa.

— Non veniamo più, nevvero? Che vuoi! I medici hanno ordinato a papà una cura regolare di montagna; del resto, dopo la morte