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un po’ più fredda forse ed apatica per la sua somiglianza col carattere del padre; ma quella disinvoltura signorile e di buon gusto, quell’ambiente, quell’aria, quella vita, le ridestavano più che mai acuta la nostalgia dell’irrealizzabile. I capelli biondi di Mariuccia avevano un profumo delicato, se pure non veniva dal suo collo bianco e sodo... Fece un movimento e in quell’attimo le parve che un altro volto le fosse accanto, un’altra persona... Si irrigidì più ancora finchè Mariuccia, avendo compassione del suo imbarazzo, tornò a parlare colla signora attempata per lasciarle il tempo di rimettersi.
Chiarina però ascoltava e in tutto quello che dicevano le signore notava le mosse, gli accenti, il giro della frase, l’intonazione della voce, nello stesso modo che il polmone di un ammalato si apre all’aria pura e la respira con delizia.
E poi guardava: Mariuccia avea un abito azzurro cupo con un collettino bianco e una cravatta di batista; la signora attempata un abito nero con una sciarpa di guipure fermata da due grosse perle; la signora più giovane era tutta in una tinta pallidissima grigio argento con un pennacchietto bianco sul cappello