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gusto del secolo decimottavo. Dal breve andito a sghimbescio, il cortiletto selciato di mattoni antichi con un arco di portico dove immetteva la scala, presentavasi subito con apparenza cordiale e nella sua eleganza vecchiotta si abbelliva di una invetriata pur essa di modeste dimensioni, dietro la quale un fresco viluppo d’alberi e di rami apriva la visione di un’oasi verde.
Chiarina congiunse le mani ammirata. Una dolcezza la penetrava insieme ad una impressione di benessere che nel suo cuore tenero ed affettivo si confondeva con una specie di gratitudine alla vita, quasi ella sentisse il bisogno di ringraziarla per quei soavi istanti che le largiva.
Giovanni sorrise ancora a vederla così estatica. Nel salire le scale disse:
— Quanto tempo è che non li vedi?
— Anni! anni! — mormorò Chiarina soffocata dalla commozione.
La scala era breve, rinchiusa, con un tepore anticipato di salotto, con una striscia di panno tenuta distesa sui gradini a mezzo di lucenti spranghette d’ottone.
— Ma come fanno a conservarla pulita? — disse ingenuamente Chiarina.