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Infilarono la Galleria e giunsero in piazza della Scala. Man mano che procedevano lasciandosi dietro Porta Ticinese, Chiarina avvertiva un cambiamento nella folla. Passavano ora molte signore, molte car-rozze; sui marciapiedi larghi e ben tenuti era uno scansarsi gentilmente, un cedersi la destra, un ricambio di saluti e di sorrisi che mettevano nell’aria una nota festosa.

— Qui sì che mi piacerebbe a stare — disse ancora Chiarina.

— Anche a me — rispose Giovanni serio serio.

I due provinciali svoltarono in via Manzoni.

— Oh! ma laggiù c’è una campagna! — esclamò Chiarina.

— Non è una campagna, è un giardino.

— Dove si può andare?

— Certamente. È il giardino pubblico. Vuoi vederlo?

— Stanno lungi ancora i signori Firmiani?

— No, son qui presso.

— Andiamo dunque prima da loro.

Quando, dopo di aver piegato in via Monte Napoleone e percorsala un tratto, Chiarina lesse sopra un canto: Via Gesù, credette che le si aprisse la terra sotto ai piedi.