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gonfie di un significato oscuro che la rendevano perplessa come d’innanzi ad un mistero dal quale dovesse dipendere la sua felicità.
In seguito a tali sforzi di rievocazione dove i suoi nervi si fiaccavano la riprendeva un languore voluttuoso, un’estasi di sensi ancora frementi nei ricordi della vista, del respiro, della mano che aveva toccata la sua per la prima volta!
È per Chiarina un genere di sensazioni affatto nuove. Se pure altre fiate l’aspetto del giovine l’aveva turbata ella aveva potuto allora illudersi che un sentimento di soggezione solo la dominasse; mai come in quell’ora, che le parve un convegno segnato dal destino, ella aveva sentito in Enzo la presenza dell’uomo.
Avrebbe combattuto, oh! sì, certo, con tutte le forze del suo animo forte; ma l’attacco era stato troppo violento per poter subito riprendersi. Si sentiva disfatta, in balia di una potenza occulta e terribile alla quale non osava dare un nome.
Ad un tratto i suoi sguardi cadono sul garofano, dà un balzo, lo afferra, se lo accosta al volto e vi sprofonda le labbra perdutamente.