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Nell’aprire gli occhi vide Enzo che si salvava verso la Villa; ma i fanciulli quel giorno ebbero buon giuoco perchè Chiarina non sapeva contare le caramelle e i piccini poterono salire a tutto loro agio sul sacco del riso; nè mancò il bricconcello in erba che si fece scivolare nelle tasche una bella matita di colore.
Quando i piccoli vandali se ne furono partiti, Chiarina trasognata si accinse meccanicamente a rassettare il disordine della botteguccia, ma si muoveva a guisa di sonnambula colle membra irrigidite e il cervello velato dal sogno.
— Ecco la chiave — disse Enzo rientrando e porgendole la chiave della Villa.
— Verrà presto la signorina Mariuccia?
— Credo di sì. Forse in settembre. E tu quando verrai a Milano a trovarci?
— A Milano, io? Ol! signor Enzo....
— Perchè no? Ti sembra una cosa impossibile?
— Impossibile non dico, ma tanto difficile....
— Noi non sappiamo nulla di ciò che ne riserba l’avvenire.
Il giovane pronunciò queste parole in tono grave, gli occhi fissi nel vuoto. Che pensa?