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Chiarina abbozzò un sorriso e si fece a ritirare adagio adagio la sua mano dalla mano di Enzo il quale ricadde ben presto nel silenzio di prima. Ma siccome non si era mosso più le stava ora molto da presso, tenendo prigioniero contro un suo ginocchio l’abito di Chiarina che non osava nemmeno fiatare per non rompere l’incantesimo di quell’ora meravigliosa. Vedeva distintamente, ad una vicinanza non mai sognata, la radice dei suoi capelli così morbidi e lucenti che non ne conosceva di uguali e ne seguiva la curva sinuosa intorno alle tempie, dietro l’orecchio, fino al bel collo fiorente che doveva odorare come una mela.

La sensazione diventava sempre più acuta. Chiarina ora guardandosi in giro vedeva doppio: due scansie, due banchi, e poi si sentiva mancare come se una carezza straordinariamente dolce la cingesse tutta e una bocca invisibile le stesse a succhiare tutto il sangue che aveva nelle vene, e finalmente le parve che ogni cosa girasse intorno a lei.

Chiuse le palpebre e sarebbe forse caduta vinta dal languore se lo strepito degli scolaretti irrompenti a guisa di uragano non l’avessero scossa producendole una violenta reazione.