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— Ma no, figurati, non me ne ero neppure accorto.

Infatti, perchè avrebbe dovuto accorgersene? — pensò Chiarina.

E il silenzio si rifece languido, molle, percorso da striscie di ardore che la mettevano in uno stato di ebbrezza.

Sempre distratto, e così bello col suo sguardo profondo che sembrava fissare cose invisibili, Enzo toccò ad un tratto il garofano che stava nel bicchiere. Lo toccò prima leggermente colle falangi estreme delle dita, poi lo tolse dal bicchiere e se lo accostò al volto fiutandolo, godendone la morbida freschezza.

Le sue labbra, i suoi piccoli baffi biondi vennero in contatto col fiore di porpora facendo trasalire la fanciulla, la quale ebbe un rapido desiderio di offrirgli quel fiore, ma frenò l’offerta per paura di un rifiuto che la avrebbe addolorata troppo.

Enzo continuò per un pezzo a gingillarsi con esso mordendone delicatamente lo stelo, tentando la resistenza dei pètali e la durezza del pistillo, finchè lo rimise nel bicchiere e allora — quasi accorgendosi in quel momento