Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 97 — |
sua volta presa dall’affanno. Enzo dallo sgabello dove stava seduto aveva appoggiato un gomito sul banco e rifacendo la sua posa abituale si reggeva con la mano la fronte. Per il timore di dargli noia Chiarina non parlò più, ma poichè egli teneva gli occhi a terra si permise di guardarlo — e guardandolo, e sospirando dietro a’ suoi sospiri senza conoscerne la cagione, si sentiva presa da un tale desiderio di sollevarlo, di fargli del bene, che tutto il suo essere ne era scosso. Aveva messo da parte il lavoro e se ne stava immobile, un po’ turbata, un po’ ansiosa, come nella aspettativa di qualche fatto nuovo o straordinario che dovesse cambiare tutta la sua vita.
Mai silenzio fu più ardente di quello. Gli occhi di Chiarina quali conche arse bevevano la bellezza del giovane e la contemplazione dilettosa le scendeva veramente attraverso le vene a guisa di linfa refrigerante. Ella avrebbe voluto accarezzargli almeno i capelli, lentamente, dolcemente, come ad un bambino. Invidiava la mano sulla quale egli appoggiava la fronte e il cammino che fece spostandosi per andare a raggiungere con un movimento nervoso i piccoli baffi biondi che