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di mitigare l’eccessivo calore e di tener lontane le mosche. Chiarina aveva anche spruzzato il suolo con acqua fresca e la leggera umidità si diffondeva nel piccolo ambiente con una intenzione di refrigerio più suggestiva che reale. Alcune punteggiature chiare facevano macchia qua e là; gli orli rilevati delle scodelle, i coperchi di metallo bianco sui due vasi di cristallo, il bicchiere di vino del Reno, giallo, da cui si estolleva insieme a un magnifico garofano color di sangue un pallido ramicello di reseda.
Languente, dalla sua seggioletta di paglia, Chiarina, a cui il lavoro cascava dalle mani per il caldo eccessivo, seguiva con uno sguardo distratto il biancore opaco delle scodelle, quello più lucente dei coperchi, e si fermava magnetizzato sulla macchia sanguigna del garofano la cui porpora intensa sembrava una stella di fuoco. Poi saliva con lentezza attraverso i balocchi e gli oggetti di cancelleria disposti sul primo piano della scansia, su su lungo la trama dei cotonnati.
Forse, come aveva notato Giovanni, vi si poteva far stare un altro asse per disporvi dei fustagni da far casacche ai contadini; ma al-