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buccie di mele, di briciole di pane, di pezzi di carta e di qualche pezzuola dimenticata; nell’angolo dei piccini, sotto il cipresso, c’era una scarpetta, larga come un guscio di noce, piena di sabbia.
Maria si fermò un istante ancora, assaporando l’amarezza delle sue memorie.
Era invasa da quel pensiero mesto fra tutti, della indistruttibilità del passato. Si domandava perchè mai la vita è divisa sì crudelmente in parti che non attaccano l’una all’altra?
Perchè si passano dieci, vent’anni in un dato ambiente, con persone e con affetti che sembrano eterni, e poi tutto cambia; per altri dieci, per altri vent’anni, per sempre, nuove persone, affetti nuovi, più nulla di quello che è stato, nulla, tranne il rimpianto pungente nei cuori che non sanno dimenticare? E se tutto cambia, se tutto muore, perchè solo non muore il triste dono della memoria?
Comprese alla fine che era necessario partire: