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passato, ferma sul ciglio del bastione; poi riprese il cammino con passo ancor più celere.

Erano le undici, quando arrivò davanti alla casa che rinchiudeva per lei tante memorie. Nulla era cambiato; nè il portone basso e tetro, nè il cortile fasciato dalle alte muraglie coperte di muffa, nè le finestre coi balconcini panciuti di ferro battuto, a riccioloni, intaccati dalla ruggine; nulla era cambiato nell’aspetto austero, fra la prigione e il chiostro.

Solamente i locatori erano cambiati e nella vasta sala dove un vecchio infermo era morto, dove una fanciulla avea pianto, cinquanta bambini convenivano tutti i giorni a fare il chiasso. La vecchia casa cadente era stata utilizzata per un asilo infantile.

Quando Maria si arrestò sulla soglia del portone i fanciulli uscivano allora in corte per la ricreazione, sbrigliati, tumultuosi, chiamandosi a vicenda, rincorrendosi nello spazio angusto, sempre in pericolo di cadere; tenuti in freno da