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In fondo alla sala, Sofia scorse una signora di sua conoscenza, Elvira Bonamore, e la salutò con ripetuti cenni del capo, poi volle indicarla a Maria.

— Vedi laggiù quel cappello alpino con una penna di fagiano? È la Bonamore. Domando io come si fa a venire ad un concerto serale vestita come per andare a caccia.... Sarà per farsi osservar meglio. E, l’inseparabile cugino.... vedi? un biondo un po’ calvo. Graziosissimi....

L’orchestra cominciò a suonare il minuetto di Boccherini. Tutte le signore presero una attitudine attenta e soddisfatta. Sofia rovesciò il capo e tenne gli occhi socchiusi, le braccia languide, come vinta da un gran fascino; i suoi piedini, allungati, riposavano sui piedi di Bandini. Una dolcezza somma alitava per l’aria. Visioni rosee, sorridenti, attraversavano le fronti amabilmente pensose. Sorgevano, sotto le note del Boccherini, le dame del settecento così civettuole nei loro tupè cosparsi di polvere di Cipro, cogli abiti