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di palpiti e di desiderî, non volendo soffrire, non volendo amare — amando tuttavia, debolmente, per impulso di lei e per la viltà del cuore, che si faceva, a sua insaputa, alleato dei sensi.

Una volta, la lettera che Maria trovò in fondo al vecchio vaso terminava con queste parole, che la gettarono in un turbamento indicibile: «un vostro bacio sarebbe il miracolo che muta l’inferno in paradiso.»

Nelle sue lunghe ore solitarie, Maria doveva averlo provato il desiderio di un bacio, del primo bacio d’amore, che non sapeva, ma supponeva differente da tutti; mille volte questo desiderio doveva esserle salito dalle labbra allo sguardo; e nei colloqui della sera, sotto la blanda luce della lucernetta, un’attrazione invincibile doveva trascinarla verso la bocca di Emanuele, il disegno della quale, puro e gentile, spiccava con un fresco incarnato sulla barba bionda.

È certo che non esitò. La stessa sera, quando Emanuele venne a congedarsi, ella gli fece un