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Questa passione senza speranza aveva delle strane voluttà. Dopo una lettera seria, asciutta, nella quale era stata considerata con calma la necessità di troncare l’inutile corrispondenza, essi si incontravano nel salotto e passando dietro la poltrona dell’infermo le loro mani si scambiavano una stretta eloquente; poi i loro sguardi non si abbandonavano più. Al domani egli le scriveva:

«No, non sapete quanto mi siete cara e dilettissima sopra tutte le donne, quante lagrime secrete, quante interne e terribili battaglie mi costi questo nostro amore. Io non mi riconosco più. Abbandono gli studi che mi furono tanto graditi, i miei classici mi vengono a noja; che io vegli o ch’io dorma non penso che a voi.»

Felice di avergli strappato uno slancio di vero amore, Maria trovava la forza di ragionare a sua volta; ed era lei che parlava di doveri, di pura e di semplice amicizia.

In queste alternative egli fu leggermente