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ture inaudite, ma morire con lui, dello stesso dolore, uniti in un grido ultimo d’angoscia, che lo facesse tutto suo. Non era più l’anima di Emanuele che essa voleva, era il suo sangue; perchè l’amore in lei era giunto al parossismo supremo, all’odio.
Alla fine il suo forte carattere prese il sopravvento. Incominciò a spogliarsi lentamente, distratta; gli abiti cadevano e le si ammucchiavano intorno; ella li raccolse tutti, in una sol volta, e li gettò sopra una sedia. Poi spense il lume, brancicando al bujo per trovare il letto, e si cacciò sotto le coltri con una fretta disperata, come se in quel bujo, in quel silenzio, ella potesse sperare un rifugio contro sè stessa. Le molle elastiche scricchiolarono un istante; solo un’istante. Ella giaceva immobile, rigida come statua di marmo sul coperchio di una tomba.
Aveva gli occhi sbarrati nell’oscurità, e pensava.
Pensava che Emanuele era un povero giovane triste e taciturno, quando si presentò per la