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un’aria languida, trasognata; si lasciavano cadere sulle poltrone come sopra un letto, abbandonate, quasi vinte dalla mollezza, cogli occhi che non vedevano. Sofia scuoteva le spalle, sferzate da lievi brividi di piacere, allargando le narici come una giovane cavalla che fiuta il vento. La Guidobelli, enigmatica, teneva le palpebre abbassate, umettandosi delicatamente, colla lingua, le labbra, chiusa in sè stessa, come se volesse assorbire fino all’ultimo la voluttà che svaniva.

Ognuna di quelle signore che nel ballo si era stretta ad un uomo aveva concesso qualche cosa; ognuno di quegli uomini, eccitato dal contatto, si trovava più che mai disposto a vedere una donna in ogni signora. Sedendo, curavano meno di allontanare le sedie; erano già stati così vicini! Parlavano più liberi, accostando i volti e i ginocchi come persone che ebbero già un precedente di intimità; dai seni delle signore cadevano i fiori mezzo avvizziti; gli uomini li raccoglievano,