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girando gli occhi incontrò gli occhi di Maria che la guardavano con una espressione singolare, che a lei parve di rimprovero.

Qualcuno intanto aveva aperto il piano tasteggiando a caso. Il dottore era un buon dilettante e Sofia lo pregò di suonare alcune romanze, alle quali egli sapeva dare un tocco particolare di sensualismo poetico.

Erano romanze d’amore, calde, vibranti, che sprigionavano nella sala legioni alate di silfidi, attraverso raggi di luna e susurro di zefiri, con cadenze prolungate di baci.

Maria, che aveva cercato un nascondiglio per la sua faccia sbattuta nell’angolo più remoto, si trovò accanto Emanuele, sullo stesso divano, incapace di dominarsi.

Già una volta o due la Guidobelli, co’ suoi occhietti socchiusi, aveva lanciato un’occhiata indagatrice da quella parte, mordendosi le labbra; ma Emanuele nulla vedeva. Egli era sotto l’esaltazione di un progetto ardito, di cui solamente