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erano le sue lagrime che avevano compito il miracolo; era dal suo tenero affetto che germogliava tardivo l’affetto di lui; così Maria sentiva questo legame duplicato da una tenerezza quasi materna, fatta d’orgoglio e di pietà. Lei sola poteva farlo felice; lei sola ne aveva il diritto per tutte le lagrime e per tutti i dolori che le era costato quell’uomo.

Dalle confidenze di Sofia, sapeva che Emanuele non dormiva più con sua moglie. Si era fatto portare un letto da campagna nel suo studio, col pretesto di veglie prolungate; infatti, fino a notte tarda, si scorgeva il lume attraverso le imposte socchiuse.

Quando il silenzio era profondo, Maria, appoggiata al davanzale della sua finestra, teneva fissi gli occhi su quel lume. Un rettangolo di giardino divideva le due finestre esternamente; all’interno vi stava di mezzo tutto l’appartamento. Dopo che egli le aveva detto vieni, sembrava a Maria che quel lume la chiamasse, con una dolce e tacita