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della nutrice. Era, per tutta la casa, una gajezza, una vivacità insolita.

In pochi giorni, il dottore dalla barba mefistofelica si era fatto amico di casa.

Veniva a tutte l’ore, o per guardare i denti al bambino, o per il latte della nutrice, o solo per prendere notizie della signora, discorrere un poco con lei sul divanuccio, giuocando di spirito e di civetteria.

Sofia diceva: Il mio vecchio dottore: accompagnando la frase con una smorfletta piena di sottintesi. Ed era di una allegria! Sembrava rifiorire insieme alla stagione.

Tutto, intorno a lei, si animava della sua espansività.

Maria principalmente si sentiva attirata verso quella creatura mobile e cangiante, viva, impetuosa, guizzante come una serpe, misteriosa e indecifrabile sotto una apparente franchezza.

Nel vuoto amaro del suo cuore Maria accoglieva quella amicizia così fervida, se ne faceva