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libri; le lettere le aveva distrutte, ma faceva sforzi di pensiero per rammentare i brani più appassionati.

Una sera, c’era qualche amico in salotto, e Sofia accompagnò sul piano un vecchio baritono che si fece applaudire nel coro del Nabucco.

Quegli accenti così toccanti di un popolo che piange la patria perduta, quel malinconico lamento del passato, gli strapparono dal cuore uu lungo gemito. La durezza della sua vita di stoico si fondeva nelle strette acute del rimpianto; l’anima ribelle all’amore ed al dolore, pagava finalmente il suo più largo tributo. Nascosto fra le tende della finestra, colla faccia contro il muro, Emanuele singhiozzava.

Il giorno dopo Maria riceveva un altro biglietto scritto convulsamente, quasi illeggibile.

«Vorrei poter rifare l’esistenza per consacrarla tutta a voi: vorrei essere giovane, vorrei essere poeta, vorrei essere ricco per conquistare il