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serbava l’impronta di un altro corpo; le lenzuola erano tiepide, il guanciale scomposto, la rimboccatura gualcita e ognuna di quelle pieghe, di quelle gualciture, ogni solco del materassa sembravano aver trattenuto qualche cosa della persona assente; come una vitalità calda ed intima che turbava.
— Compatisci — disse Sofia tirando la coperta su tutto quel disordine. — Emanuele si è alzato appena adesso....
Maria non rispose.
— Che hai questa mattina? Non sei la Maria di tutti i giorni. Ti senti male?
— Forse.... non saprei.... ho dormito poco bene; oh! cose che passano.
E ripetè nel suo interno: «Cose che passano» per persuadersi che non valeva la pena di affliggersi, nè di soffrire, nè di meravigliarsi.
A un tratto Sofia balzò dal letto, colla camicia che le saliva sopra i ginocchi, poggiando le gambe nude sulla costa dei materassi intanto che cercava cogli occhi le pianelle.