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mazione, di sentire un’altra persona sostituirsi a sè stessa. Il suono delle parole di Sofia le giungeva da lontano, attraverso una nebbia di pensieri confusi, dove ella si smarriva, provando l’impressione di una grande stanchezza.
— E poi — continuò Sofia, ritta a sedere sul letto — domani o dopo arriva il piccino. Lo devi pur conoscere.
— Sì....
Maria guardava la graziosa ammalata, tutta gaja e sorridente tra i riccioli scomposti, tenuti insieme da un nastro celeste. Sotto i trafori della camicia da notte si scorgeva la sua pelle di un trasparente roseo, di una morbidezza palpitante. Le coperte in disordine, trascinavano sul tappeto un lembo di frangia; una boccetta di essenze, mezzo sturata, evaporava dal vicino lavabo un odore penetrante di verbena che rompeva l’aria umida ancora, in quella camera richiusa, dai vapori del sonno.
Il letto, nel posto vuoto accanto a Sofia