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terrompere la lettura. Restò per qualche istante trasognata, col respiro breve, sentendo nel sangue delle punzecchiature e alla testa un vapore pesante come se avesse odorato dei profumi malsani.
Errando collo sguardo intorno alla camera, le venne ancora sottocchio il volumetto di Puschin e lo fissò, questa volta colpita dallo strano contrasto. Povera Taziana! Che aveva mai essa di comune colla elegante Renata? — Nella luce affascinante di quella serra, sui tappeti voluttuosi, fra gli intensi profumi del vizio raffinato passò, fredda e pallida come una visione, la casetta di Taziana sprofondata nella neve e il profilo severo della fanciulla russa che languiva d’amore. Povera Taziana!
Col suo fazzoletto, Maria coprì il volume di Puschin, poi riprese la lettura, sempre a sbalzi, volendo giungere alla fine. Dopo la scena dello specchio che segna l’alta parabola delle vergogne di Renata, chiuse il libro; si levò in piedi, stirò