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Si vestì lentamente, con cura; attardandosi nel pettinare i suoi bei capelli; presa da un torpore sensuale che si sviluppava senza ostacoli in una momentanea assenza della volontà.

C’era sul tavolino il volume di Puschin, col suo nastrino verde pendente dal taglio screziato; lo allontanò con indifferenza, prendendo in sua vece un romanzo francese, di un autore celebre e moderno. Incominciò a leggerlo qua e là, saltando le descrizioni interminabili del lusso parigino e degli abiti della protagonista, affrontando senza gusto e senza ripugnanza le scene veriste di un amore incestuoso tra la matrigna e il figliastro, abbacinata un po’ dallo splendore dello stile che riproduceva in un modo insuperabile quell’ambiente corrotto da tutte le voluttà.

Una scena famosa in una serra, dove all’ombra dei fiori tropicali una pelle d’orso nero foderato di velluto color di rosa accoglieva, lungi dalle persone importune, i due amanti, le fece in-