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54 | il libro di mio figlio |
disfazione a lei che piangeva sempre la figlia morta? E neppure era necessaria una bugia, una negazione della mia preferenza. Bastava ch’io avessi detto: «Sì, è bella.»
Ora, se si possono presentare delle circostanze in cui la prudenza, la cortesia od altro fanno transigere colla assoluta schiettezza riguardo al nostro prossimo, ciò non deve essere per noi e con noi. Ed è il punto difficile.
I lenocini della vanità sono sempre lì pronti a persuaderci dei nostri meriti. Ci acconciamo subito senza esame, senza indagini, senza paura di offendere la giustizia quando si tratta di credere a un complimento.
Vantano il nostro ingegno? La cosa ci sembra affatto naturale. Esaltano la nostra bellezza, la nostra amabilità? Niun vero ci appare sulla terra più chiaro di questo.