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42 | il libro di mio figlio |
Siamo noi che a furia di accidia paralizziamo le nostre forze, riducendole pressochè tutte allo stato di un meccanismo irruginito. Stoltamente egoisti, facciamo muovere solamente quei congegni che ci danno un immediato diletto, e non si pensa che in natura tutto è collettivo, tutto è necessario; il dolore al pari del piacere.
A ben riguardare, il dolore è in certo modo una forma eccessiva del piacere; forma elevata, ignota al volgo, che ha fascini possenti, misteriosi come quelli dell’abisso.
Chi pensa e chi ama va incontro al dolore, così come affronta volontariamente la morte l’esploratore dei mari. Salomone lasciò scritto: avanzarsi nella sapienza è avanzarsi nel corruccio. Colui che studia lo sa e non indietreggia davanti a questo dolore necessario all’anima sua.
Ma se appaiono libere ed ampie le vie del dolore, non è così della gioia. Erra assai l’egoista che fuggendo il dolore si im-