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materne, fanciulle che l’occhio vigile dei genitori accompagnava con amorosa prudenza, verso cui una mano delicata andava ad accarezzare i capelli o ad allacciare un nastro mentre da una bocca non sempre veritiera, ma che l’affetto istruiva, uscivano le parole tanto care ad ogni giovane donna:

— Quanto stai bene!

«E tu pure, tu pure finalmente!» trillava il cuore di Minna, braciere infocato dal ricordo dei baci di Filippo.

· · · · · · · · · · ·

Un soffio leggero copriva di piccole increspature le acque del Naviglio.

Non era già più il crepuscolo e non la notte ancora. La cupola d’oro e di porpora laggiù, verso porta Romana, aveva ceduto ad una zona di cielo pallido striato di verde e di violetto; il ponticello dell’Ospedale andava perdendo i contorni; solo i due platani del giardino Sormani acuminati a guisa di pini svettavano ancora, bruni fantasmi nell’agonia del giorno.

Si accese improvvisamente un fanale sul ponte; poi due, poi tre, poi tutta la fila fantastica schierata lungo il Naviglio; ed